L’outback australiano: da Alice Springs a Uluru

L’esperienza nell’outback australiano è un must se si vogliono vedere le meraviglie del deserto del Red Centre, prima fra tutte Uluru. Per visitare il parco di Uluru-Kata Tjuta ci sono due punti di partenza: o Alice Springs o l’Ayers Rock resort. Noi abbiamo scelto la prima e di seguito spiegherò il perché di questa scelta, e racconterò la nostra esperienza nel Red Centre.

Alice Springs è l’unica città nell’outback australiano. È un pezzo di storia da queste parti, fondata da un certo Todd, che scelse quel preciso luogo poiché vi vide l’unico luogo per km e km che avesse un fiume (nominato poi Todd river). Fondò qui una stazione del telegrafo e diede il nome alla città in onore di sua moglie Alice. Oggi, nonostante il Todd river sia prosciugato (in quella zona pioverà se va bene una volta all’anno), Alice Springs è ancora lì ed è ancora l’unica città della zona. Queste caratteristiche storiche e speciali ci hanno convinto che dovevamo vederla, e quindi abbiamo deciso di fare base qui per il nostro giro ad Uluru.

Il Todd River prosciugato

Alice Springs è una città piccolissima, con un aeroporto minuscolo,  poche attrattive e poca vita. È popolata soprattutto da aborigeni, ne abbiamo visti tantissimi, molti dei quali ci hanno messo tristezza. Se ne stanno a sedere per terra a vendere i loro dipinti e le loro opere d’arte, ma danno un po’ l’idea di essere stati espropriati della loro terra. Questa cosa si vedrà più nel dettaglio ad Uluru. Ad Alice c’è una via principale, Todd mall, costellata di negozietti e ristorantini, un grande centro commerciale, una galleria d’arte aborigena, che noi purtroppo abbiamo trovato chiusa, la collina Anzac Hill e la stazione ferroviaria. Queste ultime due sono forse le uniche attrattive degne di nota e da vedere. Se poi vi volete spingere un po’ fuori città, c’è la storica stazione del telegrafo e un rettilario.

Anzac Hill è una collina sulla quale si trova un monumento ai caduti delle guerre mondiali. Si raggiunge con una salita di nemmeno 15 minuti dal centro di Alice Springs. Accanto al monumento si trovano dei pannelli con la storia della città, è interessante. Inoltre, offre una bella visuale sull’orizzonte intorno ad Alice, contornato dai monti Mc Donnell Rangers, rossi come la maggior parte della zona.

Passeggiando per una ventina di minuti fuori dal centro, potrete arrivare alla stazione dei treni di Alice Springs. Questa stazione è importante per il treno The Ghan, che noi abbiamo anche visto lì fermo. Questo treno percorre la famosa ferrovia che da Darwin va ad Adelaide. Un lungo viaggio di due settimane che fa tappa in mezzo all’outback, ad Alice. È un treno storico per l’Australia.

Le cose da vedere ad Alice Springs le abbiamo concluse in una giornata. Purtroppo ci ha dato l’idea di essere una città che sta un po’ morendo. Il turismo la snobba sempre di più preferendo alloggiare all’Ayers Rock resort. Scelta comprensibile per il fatto che disti solo 20 km da Kata Tjuta, mentre Alice dista 5 ore di auto, ma scelta pienamente turistica. Una scelta che noi non abbiamo condiviso e abbiamo preferito alloggiare ad Alice e farci più strada, ma vedere qualcosa di veramente autentico e non un resort super caro per turisti. Ognuno fa le sue scelte e ha le sue necessità, ad ogni modo. In base alla mia esperienza vi dirò il tipo di alloggio che troverete ad Alice. Noi abbiamo alloggiato in centro, all’Aurora hotel, comodissimo per raggiungere tutto, e molto bello, con camere grandi e giardinetti. In centro ci sono vari hotel o ostelli. Molti ostelli si concentrano invece fuori dal centro, ed è difficile arrivare a piedi a ristoranti o supermercati. Sempre fuori dal centro si trovano dei begli hotel e abbastanza lussuosi, ma comunque scomodi come posizione. A voi la scelta!

Per magiare non c’è molta concorrenza, noi abbiamo mangiato al Red Ochre, ristorante del nostro hotel, il più consigliato. Fanno carne locale come emu, coccodrillo e canguro. Tutto molto buono. Prenotate perché è uno dei pochi.

Spero questo estratto vi abbia convinto a visitare anche solo per curiosità Alice Springs, una città che offre poco ma che comunque ha una notevole importanza.

Uluru-Kata Tjuta

Ci sono diverse possibilità per visitare Uluru. Ci sono escursioni giornaliere, escursioni di due giorni per vedere anche il vicino King’s Canyon, escursioni all’alba o escursioni al tramonto. Noi da Alice Springs abbiamo fatto l’escursione giornaliera con cena al tramonto. Tra Alice e Uluru ci sono tantissimi km da percorrere, più di 500, in una strada tutta dritta, in mezzo al nulla. L’unico punto di ristoro è il bar/pub Erldunda, che si raggiunge dopo più di un’ora da Alice. Qui abbiamo fatto una pausa ed una ricca colazione a buffet. Poi, il nulla più assoluto per km e km. La sabbia è rossissima, la strada drittissima, la vegetazione è secca. Siamo ufficialmente nel Red Centre.

La parte più emozionante di questo lungo viaggio è stata vedere dei dingo selvatici. Dicono che sia molto raro vederli, e selvatici fa tutto un altro effetto. Che bello. Abbiamo anche visto due cammelli. I canguri di giorno invece nulla, è raro vederli perché sono animali più notturni. Ad un certo punto del viaggio poi scorgiamo una roccia rossa, lunga, e crediamo sia Uluru. È la roccia che frega tutti i viaggiatori, la finta Uluru. Credi di essere arrivato e invece ne hai ancora per un po’. Man mano che ci avviciniamo capiamo che non è Uluru, non è così grande e non è rotonda ma squadrata in cima.

E poi finalmente, arriviamo. Vediamo Uluru che man mano si avvicina. Che emozione vederla! Però non ci fermiamo, la nostra prima tappa è Kata Tjuta. Anche Kata Tjuta, o Monti Olgas, si vede già in lontananza. Tra lì e Uluru ci vogliono circa venti minuti. Ritiriamo il nostro biglietto per il parco nel punto apposito e proseguiamo. Il biglietto vale due giorni. Restiamo ai Monti per mezz’ora, camminandoci in mezzo. Che colori rossi di varie sfumature, che crepe e scavi nella roccia, che dettagli che non vedi da lontano o in foto! Una meraviglia. Camminarci in mezzo è come camminare in mezzo ad un grosso canyon. La temperatura è perfetta. Alla mattina faceva molto freddo, circa 1 grado, ma adesso il sole è sorto e splende, ma non cuoce, ci sono 23 gradi. Credo che ad agosto ci sia la temperatura ideale per visitare Kata Tjuta, perché qui l’ombra potete scordarvela, è tutto al sole sempre, e se ci fossero temperature più alte sarebbe davvero difficile godersi la visita senza disidratarsi.

Dopo i Monti Olgas ci dirigiamo a Uluru, ma prima di camminare al monolite ci fermiamo al centro culturale aborigeno. È stata una visita molto istruttiva, ci sono vari video e varie immagini con pannelli e storie su Uluru, su ciò che significa per gli aborigeni, sulla storia delle tribù che vivevano in questa zona. Se la gente si fermasse a leggere e si interessasse di più alla cultura e ai sentimenti di chi questa terra la abitava, eviterebbe di scalare Uluru, perché è una questione di rispetto. Ma ripeto, ognuno prenda le proprie decisioni, tanto da ottobre 2019 non sarà più possibile scalarlo. Non è permesso fare foto all’interno del centro culturale, un’altra richiesta di rispetto.

Dopo questa pausa istruttiva, ci avviamo alla base di Uluru per camminarci attorno. Da vicino è così diversa. La roccia non è liscia, ma piena di buchi, scavi, solchi, e soprattutto disegni rupestri aborigeni. La guida prova ad interpretare con noi i disegni, ognuno racconta una storia, ma noi possiamo solo immaginarcele. La base di Uluru è ricca di vegetazione tipica del bush, e ci sono molte mosche. In agosto fortunatamente non così tante, altro motivo per cui lo ritengo il periodo perfetto. In estate non si riesce a stare senza retina anti mosche, sono molto fastidiose e si appiccicano.

Uluru è immenso, camminarci attorno per la sua intera circonferenza sarebbero 13 km. Non riusciamo a farla tutta, ma riusciamo a vederne i punti salienti. In certi punti si vede come l’acqua abbia eroso la roccia creando degli squarci. La guida ci dice che Uluru non sarebbe rossa, ma grigiastra, è diventata rossa perché il vento gli ha depositato sopra la sabbia rossa del deserto. Effettivamente è molto appiccicosa, ce la porteremo dietro attaccata a scarpe e zaini per il resto del viaggio.

Finita la passeggiata, arriva il momento tanto decantato da tutti: il tramonto a Uluru. Per vedere il tramonto si va nei punti panoramici, parcheggi per auto e pullman, ce ne sono tantissimi, e sono locati apposta per vedere la roccia da lontano nella sua interezza. Mentre si osserva lo spettacolo, di solito si gusta una cena al barbecue. Nel nostro caso abbiamo mangiato carne grigliata e verdure, e brindato con lo champagne, in attesa che il sole calasse. Era inverno per noi, e il sole tramonta alle 18, gli australiani dal canto loro cenano prestissimo, quindi per le 19 era tutto finito.

Mi avevano detto che Uluru cambiava colore durante le varie fasi del tramonto, e ci credevo, ma non pensavo fosse una cosa così spettacolare. Passa dal rosso accesissimo, al rosa spento, e infine si tinge di scuro quando il sole è tramontato. È qualcosa di unico, impossibile da descrivere e difficile da rendere in fotografia. Merita davvero. Dicono l’alba sia altrettanto bella, io ho potuto ammirare solo il tramonto e ne vale la pena, dico.

Ormai nel buio, salutiamo Uluru col cuore colmo di emozione, e affrontiamo di nuovo il viaggio in bus, che ci regalerà una bellissima sorpresa per concludere al meglio una giornata perfetta: l’attraversamento di tanti bellissimi canguri. Vederli scorrazzare liberamente per le strade è un’emozione grande, tutta un’altra storia. Un’emozione che solo questo paese può regalare.   

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